L’artrosi d’anca o altre problematiche riguardanti questa articolazione rovinano le tue giornate, ma tutti ti dicono che l’unica soluzione è operarti?
Non sei solo!
Negli ultimi anni e specialmente nel recente periodo mi trovo sempre più spesso davanti a situazioni di pazienti che giungono da me con problematiche più o meno serie alle anche, con diagnosi certa di protesi d’anca come unica soluzione al loro dolore.
Rimango infatti molto sorpreso di come quasi nessun medico specialista cerchi una via alternativa all’operazione della protesi!
Intervento di protesi d’anca: è davvero necessario?
L’operazione di protesi d’anca è un intervento che, detto con la massima trasparenza, toglierà il dolore all’anca ma a caro prezzo per la vita della persona che si sottopone a questo intervento.
Devi sapere, infatti, che un’operazione di questo tipo comporta una serie di conseguenze negative dalle quali non si può più tornare indietro una volta che si entra in sala operatoria.
Oltre a tutti i possibili effetti indesiderati strettamente legati al post operatorio come la lussazione della protesi e le possibili infezioni o trombosi dell’arto inferiore. ci sono tutta una serie di complicanze che nessuno cita ma che vanno tenute bene in considerazione.
Mi riferisco in particolare alla possibile dismetria (differenza di lunghezza) effettiva e conclamata tra un arto e l’altro per via dell’inserzione dell’impianto protesico che, per quanto preciso possa essere, non sarà mai uguale all’articolazione vera.
Questa situazione comporta l’insorgenza di sistemi di compenso e quindi di sovrautilizzo di determinati comparti articolari e muscolari come comunemente accade con glutei e cosce ma anche ginocchia, caviglie e tutta la colonna vertebrale stessa con le relative fasce muscolari lombari e dorsali.
Tutte queste zone vengono colpite da forti dolori e infiammazioni che il più delle volte degenerano in patologie a carico del sistema muscoloscheletrico.
D’altro canto, è mia consuetudine mettermi nei panni di chi soffre un dolore così lancinante, tagliente, limitante e sempre più invalidante come può essere quello che colpisce l’articolazione dell’anca: pazienti che girano più e più specialisti e ricevono quasi sempre lo stesso verdetto.
Osteopatia: una valida alternativa all’intervento di protesi d’anca
A questo punto se le cose vanno davvero in questa direzione a livello sanitario, la risposta che mi sono dato è che serve tanta fortuna per trovare un professionista della terapia manuale che sia in grado e abbia veramente la competenza e la voglia di assumersi la responsabilità di lavorare oltre che per attenuare il dolore, per prevenire l’intervento, che deve e dovrà sempre rappresentare in mia opinione l’ultima soluzione da tenere in considerazione quando ogni tipo di terapia alternativa non dia risultati apprezzabili.
Cercherò di affrontare l’argomento del dolore e delle problematiche dell’anca da un punto di vista critico e informativo e specialmente osteopatico, inserendo anche degli spunti di riflessione che hanno la funzione di sensibilizzare l’opinione pubblica riguardo alla gravità di questo fenomeno sempre più dilagante e dirompente dell’operazione chirurgica come unica soluzione.
Questo fenomeno può essere ovviamente associato anche ad altri dolori e quindi altre operazioni propinate come rimedio assoluto ed efficace che si possono rivelare l’esatto opposto, come l’operazione di ernia del disco, oppure della protesi di ginocchio o in certi casi anche alla risoluzione chirurgica di problematiche di spalla.
Sai quanto è importante l’articolazione dell’anca?
L’articolazione dell’anca, anche definita con il nome di articolazione coxo-femorale, è quella parte del corpo che unisce lo scheletro assile della colonna vertebrale quindi con tronco e arti superiori allo scheletro appendicolare e più nello specifico agli arti inferiori, quindi cosce e gambe.
È una articolazione veramente molto importante per lo svolgimento di una corretta dinamica di movimento: infatti basta un minimo problema in questa sezione perché la postura ne venga negativamente influenzata.
Devo infatti precisare che qualsiasi tipo di problematica ascendente inferiore, quindi che coinvolge muscoli e articolazioni degli arti inferiori, come una semplice distorsione di caviglia o di ginocchio, o traumi e contusioni a tali articolazioni, condiziona un appoggio disequilibrato del peso corporeo con un conseguente carico maggiore di un’anca rispetto alla controlaterale, quindi con infiammazione articolare cartilaginea e anche di tendini e muscoli che si inseriscono direttamente nelle zone anatomiche limitrofe all’articolazione stessa.
Queste alterazioni di carico posturale, che gravano su un’anca sottoposta a sforzo molto maggiore rispetto al normale impiego che dovrebbe avere, possono causare a lungo andare infiammazioni croniche e successive degenerazioni della cartilagine e, nei casi peggiori, anche l’artrosi d’anca.
La degenerazione tipica di questa articolazione coinvolge la testa del femore, una sfera che trova la sua esatta contenzione all’interno dell’acetabolo, una cavità dell’ileo, ovvero una delle ossa che compongono il bacino.
Infatti, anche la cavità acetabolare subisce delle degenerazioni che impediscono il normale movimento della testa del femore al suo interno, compromettendone quindi la totale mobilità dell’articolazione stessa.
Cos’è l’artrosi d’anca?
La patologia che affligge la maggior parte dei pazienti con dolore alle anche, come detto, è l’artrosi d’anca, anche definita coxoartrosi.
Essa consiste nella degenerazione progressiva delle superfici cartilaginee che rivestono la testa del femore e l’acetabolo, che una volta lacerate e consumate completamente portano le superfici ossee sottostanti a sfregare una sull’altra con la conseguente malformazione delle ossa stesse.
La sintomatologia dolorosa tipica di questo disturbo è il dolore localizzato nella zona trocanterica con diramazione anche a gluteo, zona inguinale interna, zona sacrale e in certi casi anche la coscia stessa con coinvolgimento del ginocchio.
La coxartrosi può insorgere apparentemente senza una situazione critica in termini fisiologici e quindi patologici, come per esempio a causa di una postura scorretta spesso correlata alla svolgimento di sforzi fisici pesanti reiterati nel tempo.
Fattori di rischio e artrosi d’anca
Il sovrappeso e l’obesità concorrono al carico non adeguato dell’articolazione e quindi di un suo precoce invecchiamento e processo degenerativo, per non parlare di traumi, fratture, lussazioni o peggio incidenti stradali a carico di bacino, femore o più nello specifico di testa del femore e di acetabolo.
Non dimenticare poi che l’artrosi d’anca può insorgere anche in seguito alla presenza di una malattia congenita presente fin dalla giovane età come la displasia dell’anca.
Di cosa si tratta? Del dislocamento progressivo della testa del femore al di fuori dell’acetabolo, andando incontro a una perdita dei normali rapporti anatomici.
Da citare anche l’epifisiolisi, una malformazione caratterizzata dalla separazione della testa del femore dal resto della diafisi ossea.
Ci tengo a sottolineare che esistono molte altre problematiche di carattere muscoloscheletrico che colpiscono l’articolazione coxofemorale e ne determinano la sua degenerazione.
Qualche esempio?
- il conflitto femoro-acetabolare
- la necrosi avascolare della testa del femore
- l’anca a scatto
- le borsiti e tendiniti trocanteriche
- l’artrite reumatoide, etc.
Dolore intenso e difficoltà di movimento
Mi sono trovato spesso a trattare pazienti che cercavano disperatamente dei rimedi dal dolore per posticipare il più possibile l’operazione o per evitarla categoricamente nonostante l’alto livello di dolore percepito a causa di una artrosi d’anca o di altri problemi quasi invalidanti.
Ma ho conosciuto e trattato anche pazienti che, essendosi già sottoposti alla protesi di un’anca, volevano evitare l’intervento anche a quella che apparentemente doveva essere l’articolazione sana ma che stava peggiorando progressivamente.
Altri pazienti ancora cercano di trovare sollievo da una situazione fisica e posturale compromessa dalle protesi, che gli hanno fatto sparire il dolore alle anche ma…
…hanno generato dolori e in certi casi anche patologie in altri distretti corporei come:
- ernie del disco lombari
- contratture muscolari
- infiammazioni croniche
- degenerazioni artrosiche di altre articolazioni degli arti inferiori.
Tutte queste persone sono accomunate da dolori importanti nello svolgimento di normali movimenti come alzarsi dalla stazione seduta a quella eretta, oppure piegarsi in avanti.
Persino stare fermi per un lasso di tempo prolungato in una determinata posizione (seduto in auto, in ufficio, a tavola o sul divano) procura dolore.
E cosa dire poi di semplici attività fisiche, come pedalare o camminare? Anche il più semplice dei movimenti rappresenta talvolta un dolore intenso che costringe il paziente a interrompere l’attività.
In certi casi anche il riposo notturno era ostacolato dal dolore, troppo intenso per trovare la posizione adeguata per prendere sonno.
Percorso Osteopatico: come si sviluppa in caso di artrosi d’anca?
Il primo approccio a tutte le diverse situazioni raccontate poco fa è sempre il medesimo.
Risulta necessario svolgere una prima visita osteopatica molto approfondita in cui indagherò:
- il quadro clinico generale del paziente
- eventuali operazioni chirurgiche
- patologie pregresse
- traumi
- incidenti
…e più generalmente tutte quelle informazioni utili per organizzare un percorso che tenga conto sia della situazione fisica e posturale del paziente, sia dei suoi obiettivi, che sono per me le vere leve motivanti, insieme alla personalizzazione delle sedute e degli esercizi, per raggiungere il risultato finale.
Per affrontare al meglio la situazione dal punto di vista prettamente fisico e manuale, è necessario innanzitutto abbassare la percezione di dolore provato dal paziente in sede di articolazione coxofemorale.
In che modo?
- tratto tutte le strutture limitrofe come muscoli e tendini (glutei, coscia quindi adduttori, flessori e quadricipiti)
- tratto anche le articolazioni (sacro-iliaca, sinfisi pubica, articolazioni intervertebrali lombari) attraverso tecniche di detensionamento fasciale e muscolare profondo.
In questo modo i tessuti danneggiati da dolori cronici e fibrosi tenderanno a riacquistare il massimo dell’elasticità possibile.
Passerò poi, in un secondo momento, all’aggiunta di tecniche articolatorie mirate al recupero, in questo caso della mobilità dell’articolazione dell’anca.
Questo passaggio potrebbe essere sicuramente il più ostico e difficile in quanto nella maggior parte dei casi è proprio il deficit di movimento che crea la degenerazione dei tessuti cartilaginei, ossei e infine muscolari e che quindi richiederà il massimo impegno sia durante i trattamenti stessi sia durante lo svolgimento in autonomia di esercizi personalizzati.
Definisco e consiglio sempre gli esercizi sulla base di piccoli obiettivi da raggiungere in varie fasi del percorso, sempre in graduale crescita in termini di difficoltà e di intensità, così da poter raggiungere gli obiettivi prefissati all’inizio del percorso.

L’ultima fase del percorso in caso di artrosi d’anca: il cambio posturale
In caso di artrosi d’anca e altri problemi a questa articolazione, risulta inoltre importante correggere e migliorare in una fase successiva anche l’assetto posturale generale, cercando di far sì che la dinamica di movimento del corpo in moto non gravi per nulla o in modo leggero (quindi molto meglio rispetto al sovraccarico iniziale) sull’anca da preservare.
Tutte queste fasi contribuiscono ad ottenere un vero e proprio cambio posturale, inteso come la ricezione a livello di postura del modo più ideale per muoversi con la resa migliore a livello muscolare e articolare, al pari di un impatto gravoso sull’articolazione danneggiata che risulterà molto diminuito e trascurabile, quindi senza più dolore.
Durante la fase del cambio posturale l’Osteopata e il paziente devono lavorare anche sulla colonna vertebrale, in quanto sede primaria di tensioni muscolari e compensi causati dai blocchi al bacino per via dei problemi alle anche.
Il Caso Clinico di Marco
Vi riporto ora il percorso che ho svolto e che sto tutt’ora portando avanti con Marco, un paziente che si è rivolto a me cercando disperatamente qualcuno che potesse aiutarlo ad evitare l’operazione di protesi dell’anca sx.
Marco prima di giungere alla mia attenzione ha consultato numerosi ortopedici e tutti gli hanno proposto come soluzione definitiva l’intervento protesico.
È un uomo di 55 anni, molto attivo dal punto di vista lavorativo e fisico nella sua quotidianità: gestisce infatti da tutta la vita un’attività di ristorazione svolgendo ogni tipo di mansione, dalla cucina al servizio in sala.
Inoltre, si occupa di mantenere la parte esterna del ristorante, svolgendo quindi numerose mansioni pesanti ogni giorno, come ad esempio il taglio dell’erba con il decespugliatore per diverse ore o il sollevamento di carichi pesanti.
Gestisce inoltre una rimessa con diversi cavalli con tutte le attività che ne conseguono.
Da questa introduzione puoi ben capire, come mi ripete ad ogni seduta, che Marco è a conoscenza di quando inizia la sua giornata lavorativa ma non sa mai quando finisce, spesso con orari improponibili e fatiche che si accumulano giorno dopo giorno per 14-15 ore in media.
Dal punto di vista fisico, Marco subì da bambino a 8 anni una terribile frattura del collo del femore sx in seguito ad una caduta da un tetto a diversi metri di altezza.
Venne operato con inserimento di una placca e di viti metalliche a riduzione della frattura con una conseguente degenerazione e appiattimento della testa del femore che gli comportò anche la comparsa di displasia e la conseguente alterazione patologica dei normali rapporti articolari tra femore e acetabolo.
Quando persino camminare è quasi impossibile: i dolori di Marco
Prima di iniziare il percorso era attanagliato da dolori intensi localizzati specialmente nella zona inguinale sx con coinvolgimento anche di gluteo e coscia sx.
In alcuni casi quando il dolore era particolarmente intenso si diramava fino al ginocchio sx nella parte interna.
Tutti questi dolori gli impedivano di svolgere le normali attività giornaliere lavorative con conseguenti deficit nel movimento: anche camminare era diventato quasi impossibile in certi momenti, immaginatevi cosa doveva provare nel sollevare pesi o chinandosi in avanti per pulire le stalle dei cavalli!
Spesso il dolore raggiungeva anche il polpaccio sx limitando di conseguenza tutta la mobilità dell’arto inferiore sx.
Un altro dolore veramente importante con cui Marco conviveva ormai da 15 anni era localizzato a livello lombare, punto di compenso primario del blocco dell’anca sx e della zoppia che il suo corpo metteva in atto per svolgere tutto ciò che voleva fare.
Infine, anche la zona cervicale era interessata da tensioni e dolori continui sempre conseguenze indirette della postura scorretta che assumeva.
Ovviamente va detto che nonostante questi limiti funzionali a livello fisico, Marco è una di quelle rare persone che non si fermano mai, sempre all’opera con un’attività dietro l’altra.
Arrivato ad un certo punto, però, il farmaco antinfiammatorio non faceva alcun effetto e i blocchi di mobilità oltre che i dolori continuavano ad aumentare.
Pochi mesi e… dolore scomparso!
In un caso come il suo risultò significativo cercare di ridurre il carico di lavoro che svolgeva ogni giorno e aver iniziato il percorso nel periodo invernale, in cui il lavoro era in fase calante, ci ha permesso di essere avvantaggiati da questo punto di vista.
Con lui strutturai il percorso esattamente come descritto precedentemente, quindi:
- Cercai di attenuare subito il dolore infiammatorio all’anca sx.
- Trattai successivamente i dolori localizzati lungo tutto l’arto sx.
- In seguito, mi concentrai sulla postura cercando di far diminuire inizialmente le tensioni di compenso lungo la colonna e mobilizzando intensamente l’anca sx per ristabilire al limite del possibile fisiologico un carico del peso migliore sull’arto sx.
- In questo modo, nell’arco dei primi 2-3 mesi di lavoro, Marco ha ottenuto dei risultati veramente degni di nota, con riduzione quasi totale del dolore localizzato all’anca sx oltre a un iniziale riassetto posturale generale: in questo modo, sono scomparsi anche i dolori alla colonna e all’arto inferiore sx.
L’intervento di protesi dell’anca che tutti gli hanno sempre consigliato come unica soluzione è stato scongiurato, nel caso di Marco, con pochi mesi di lavoro.
Il lavoro da svolgere è ancora lungo e prevederà sempre una fase di prevenzione, anche quando la postura sarà stata corretta al massimo: questo per via della degenerazione articolare presente all’anca sx.
Vuoi conoscere anche la testimonianza dello stesso Marco e scoprire dalle sue parole il suo attuale stato di salute grazie al percorso fatto insieme? Guarda questo video!
Addio intervento di protesi: anche tu vuoi fare come Marco?
È sorprendente, ma solo per chi finora è stato indirizzato verso un intervento invasivo, che la terapia manuale sia stata in grado, insieme a un percorso osteopatico ben strutturato e a un impegno costante di Marco nello svolgere gli esercizi a casa, di evitare un intervento chirurgico invasivo a soli 55 anni.
Se anche tu non sai a chi rivolgerti per risolvere una problematica alle anche o, peggio, per evitare un’operazione chirurgica che, secondo molti specialisti, sembra essere l’unica soluzione al tuo problema, prenota subito un consulto nel mio studio a Curno, in provincia di Bergamo.
Saprò darti le giuste indicazioni per iniziare il tuo percorso di guarigione e, soprattutto, capiremo insieme se un intervento sia davvero necessario!